I veri protagonisti della nuova evangelizzazione sono i santi: essi parlano un linguaggio a tutti comprensibile con l’esempio della vita e con le opere della carità”.
Benedetto XVI – 23.10.2013
Prima di presentare, pur brevemente, la nostra santità camilliana, è bene dare una definizione di santità. Chi è il Santo? Nella nostra cultura e mentalità “mondana” questo termine lo prendiamo poco in considerazione e lo sentiamo distante dal nostro vissuto umano e a volte anche spirituale. Il Santo è colui che dice a Dio: “Non io ma Tu”. La santità è un sinonimo di bellezza perché riflette Colui che è “l’autore delle bellezza”, “il più bello tra i figli dell’uomo” (Sal 45,3).
La via della bellezza, che ci delineano i Santi, è la strada privilegiata da proporre ai nostri giovani in quanto contesta la bruttura dell’anima e della chiusura in sé, l’egocentrismo, il piacere “liquido”, la tristezza e il non senso. Tale via è gioia, è dono e responsabilità all’interno di un mondo che “è cosa bella” (cfr. Gn 1,31). “È la bellezza – ha scritto Dostoevskij – che salverà il mondo”. Siamo chiamati alla santità, cioè alla bellezza; ad una bellezza da instaurare nelle relazioni, per fare anche della Chiesa una comunità in cui si vivano realmente rapporti fraterni, ispirati a gratuità, misericordia e perdono; in cui nessuno dica all’altro “Io non ho bisogno di te” (1Cor 12,21), perché ogni ferita alla comunione sfigura anche la bellezza dell’unico Corpo di Cristo. È bellezza che deve pervadere gli spazi, le liturgie, gli ambienti, e soprattutto quel tempio vivente di Dio che sono le persone stesse. È la bellezza che emerge dalla sobrietà, dalla povertà, dalla lotta contro la mondanità. È la bellezza che rifulge là dove si fa vincere la comunione invece del consumo, la contemplazione e la gratuità invece del possesso e della voracità. È la bellezza che affiora dalla carità verso gli ammalati, gli ultimi, gli emarginati e i poveri, “perché ti abbiamo visto affamato, assetato, forestiero, nudo, malato, in carcere e ti abbiamo assistito” (Mt 25,34-46). La bellezza non è un dato estetico, ma un evento di amore che narra sempre di nuovo, in maniera creativa e poetica, nella storia, la follia e la bellezza dell’amore con cui Dio ci ha amati donandoci il suo Figlio, Gesù Cristo.