
«Sappia che ha da essere morto a tutte le cose del mondo, cioè ai parenti amici, robbe et a se stesso… »
«Pensi che ha da essere a se stesso morto, se tieni tanto capital di gratia dal Spirito Santo che non si curi ne di morte ne di vita, ne de infermità o sanità, ma tutto come morto si dia…»
«Cossì rinnovato si prepari al molto patire…»
Sono tre passaggi molto severi della formula di vita, e tali da provocare sensi di colpa: è difficile infatti mantenersi allineati su programmi così coinvolgenti. Sarebbe maldestro da parte mia i volervi garbatamente edulcorale.
Indubbiamente le richieste che la formula di vita poneva ai giovani erano radicali.
I rapporti di San Camillo con i suoi religiosi si ispiravano a grande comprensione. Abbiamo notizie di gesti molto delicati quando, per esempio, avevano bisogno di cure o li assisteva nella malattia contratta assistendo gli appestati.
A più riprese tempera i rigori del servizio istituendo turni di roposo e procurando alle comunità più grandi delle residenze di campagna per il ricupero e il mantenimento della salute.
Ma non tollerava mezze misure. Lo irritavano gli accomodamenti e le ambiguità. Poco più di un mese prima di morire affida alla lettera testamento anche questa annotazione:
«infatti il nostro Ordine richiede uomini perfetti, che facciamo la volontà di Dio e che giungano alla perfezione e santità. Sono questi che non soltanto faranno del bene a se stessi, ma anche daranno edificazione alla santa Chiesa e a tutto il mondo. In esso si farà gran progresso e profitto per mezzo loro. Al contrario, quelli che fossero sensuali, di poco spirito religioso, immortificati rovineranno l’Ordine.»
Che cosa significa, per il camilliano di oggi, entrare, o anche perseverare, nell’istituto cui il Signore lo ha chiamato?
In questi contesti non è facile neppure oggi optare per un istituto religioso. Ma non è mai stato facile. Ieri come oggi, San Camillo non vuol illudere i suoi seguaci. L’opzione, o è radicale o è meglio che non ci sia: «sappia che ha da essere morto a tutte le cose del mondo», «si prepari al molto patire»
A rifletterci bene
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