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Il tocco che nutre
tatto

Tratto da Missione Salute Marzo/Aprile 2016

di Luca Perletti

infermiere_e_pazienteLe cure palliative utilizzano, come parte del loro bagaglio, una serie di terapie suppletive il cui fine è il benessere del paziente. Questi interventi integrano i metodi terapeutici classici coinvolgendo volontari e familiare che, nell’accompagnamento del malato terminale, molte più figure si sentono protagoniste.

I nurturing touch (tocco che nutre) è uno di questi interventi e con sempre maggior frequenza entra tra le prestazioni offerte a sollievo del paziente.

Già utilizzato in vari Hospice italiani, lo si sta introducendo anche nell’Hospice “Luigi Tezza” della Fondazione Opera San Camillo a Capriate (BG). Può essere compreso solo all’interno del concetto di care che fa del confort del paziente il proprio fine. Secondo il Grande Dizionario Italiano il confort è «un complesso di elementi che rende agevole e piacevole la vita quotidiana di un determinato ambiente», condizione che ha come oggetto il sentire del soggetto individuale e che può essere raggiunta con qualsiasi mezzo.

All’interno di questo pensiero su può capire il ruolo e la dignità del nurturing touch che contribuisce a realizzare una situazione piacevole senza per questo minare la dignità degli altri interventi dei professionisti della salute, scientificamente provati.

A buon diritto si inserisce tra le terapie che trovano spazio nelle cure palliative contribuendo a migliorare la qualità della vita del malato e dei suoi cari.

Che cos’è?

Il nurturing touch è una particolare tecnica di massaggio, caratterizzato da pressioni leggere, carezze, movimenti circolare e abbracci, che permettono il rilascio di endorfina, ormoni deputati a produrre una sensazione di benessere e di assenza di dolore. Il massaggio può essere eseguito su varie parti del corpo, benchè quelle di più frequente elezione siano i piedi, le braccia, le mani, la schiena e le gambe. In particolare, la presenza nel palmo della mano e nell’arco plantare di molti recettori sensoriali le fa preferire alle altre aree permettendo una “comunicazione” anche in totale silenzio! Perché il massaggio raggiunga il suo obiettivo, l’operatore deve essere calmo e tranquillo, sicuro e concentrato ed evitare di trasmettere l’impressione di svolgere una tra le tante prestazioni del suo nutrito programma di lavoro: infatti, il massaggio deve essere fatto in un clima di pace, quiete e gentilezza e nel pieno rispetto della dignità e della riservatezza del paziente.

Il nurturing touch non è invasivo e presenta limitate controindicazioni, quali l’abbraccio con dondolamento in paziente con nausea, vertigini o disorientamento, o i movimenti circolare in corrispondenza delle articolazioni. Insegnabile a chiunque, è uno strumento particolarmente utile per gli infermieri che più di altri sono a contatto con i pazienti.

Benefici del nurturing touch

imagesLa ricerca scientifica sul nurturing touch si va ampliando al fine di sostenere la validità. Vari sono i suoi benefici. A livello fisico esso riduce la tensione e rilassa la muscolatura contratta a seguito dell’allattamento, migliorando la circolazione sanguigna e linfatica e riducendo il dolore. Non va sottovalutata nemmeno la funzione di miglioramento della stipsi, uno dei problemi che maggiormente affliggono i pazienti in fase terminale e in trattamento con oppiacei. A livello psicologico, questo messaggio comunica accettazione e cura e contribuisce a modificare il tono dell’umore favorendo una più stretta comunicazione tra il paziente e chi se ne occupa. Dal punto di vista spirituale, comunica la presenza e solleva dal senso di paura e di solitudine in cui la malattia ha fatto cadere il paziente.

Creando un clima di pace e serenità, permette di approfondire il senso della sua vita in momento in cui essa pare cessare di averne uno. Inoltre, utilizzato nella fase terminale della malattia, favorisce e arricchisce la relazione tra il malato e i suoi cari attraverso la modalità dello stare accanto con “con-passione”. Infine, non è da sottovalutare il ruolo giocato nel favorire una positiva relazione tra paziente e operatore sanitario, il quale acquisisce nuove competenze, capaci di rinnovare le motivazioni e di prevenire la sindrome da burn out.

Conclusione

Da quanto detto appare evidente che il nurturing touch consente al paziente di raggiungere l’obiettivo di tranquillità, benessere e sollievo: la ricerca scientifica offre sempre maggiori dati a sosegno di questa evidenza.

In particolare, il nurturing touch ha una valenza positiva sul confort senza produrre ulteriori danni o lesioni al malato. Valido in ogni stagione della vita, lo è in maniera somma nella stagione della malattia in quanto risponde a bisogni spesso sottovalutati emarginati a favore di un approccio tecnologico e asettico. L’infermiere, più di ogni altro, può trarre beneficio da questo pensiero che si fa prassi, in quanto ordinariamente vive un contatto intimo con il paziente.

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