Dipartimento di Giustizia e Solidarietà – CELAM – Pastorale sanitaria CAPITOLO V
Una delle grandi sfide per l’umanità di oggi, e specialmente per i cristiani cattolici, consiste nel saper discernere fra le conoscenze che si coniugano con la saggezza della vita e le conoscenze che ci allontanano da quella saggezza, ponendosi al servizio della morte. Sviluppare la capacità etica di discernere è oggi un’esigenza del nostro essere cristiani: rendere ragione della nostra speranza con rispetto, semplicità e una coscienza pulita (cf. 1 Pt 3, 15-16). Abbiamo una sfida davanti a noi: realizzare alcuni discernimenti etici fondamentali alla luce dei valori cristiani in relazione alla persona umana, ai progressi delle scienze biomediche, alla sterilità coniugale, alle gravidanze indesiderate, alla manipolazione dell’embrione, agli aspetti della vita affettiva sessuale, alla povertà, alla violenza, alla sofferenza e alla morte. In tutte queste situazioni, i valori cristiani costituiscono una luce di speranza e di affermazione della vita per l’umanità.
“Campo primario e cruciale della lotta culturale tra l’assolutismo della tecnicità e la responsabilità morale dell’uomo è oggi quello della bioetica, in cui si gioca radicalmente la possibilità stessa di uno sviluppo umano integrale. Si tratta di un ambito delicatissimo e decisivo, in cui emerge con drammatica forza la questione fondamentale: se l’uomo si sia prodotto da se stesso o se egli dipenda da Dio” (Caritas in Veritate 74).
L’enciclica Evangelium Vitae parla dell’emergere dell’etica come uno dei segni di speranza nell’affermazione di una cultura di rispetto della vita nell’attualità: “Particolarmente significativo è il risveglio di una riflessione etica attorno alla vita: con la nascita e lo sviluppo sempre più diffuso della bioetica vengono favoriti la riflessione e il dialogo — tra credenti e non credenti, come pure tra credenti di diverse religioni — su problemi etici, anche fondamentali, che interessano la vita dell’uomo” (n. 27).
Scegliere i cammini della vita
Siamo chiamati a “scegliere fra i cammini che conducono alla vita e i cammini che portano alla morte (cf Dt 30,15). I cammini di morte sono quelli che portano a dilapidare i beni ricevuti da Dio attraverso coloro che ci hanno preceduti nella fede. Sono strade che tracciano una cultura senza Dio e senza i suoi comandamenti, o persino contro Dio, animata dagli idoli del potere, della ricchezza e del piacere effimero, che finisce per essere una cultura contro l’essere umano e contro il bene dei popoli latinoamericani” (Aparecida 13).
Antropologia cristiana integrale
La dignità della persona non si attribuisce, si riconosce; non si conferisce, si rispetta. È inscritta nel più profondo di ogni essere umano, non dipende dal suo stato di sviluppo, dalla sua salute, dalle sue qualità e capacità, e neppure dal suo comportamento. Ogni essere umano, qualunque sia il suo stato o la sua condizione, è un’unità inscindibile, corpo e spirito, aperto alla trascendenza.
Promuovere un dialogo creativo fra scienza e fede
La globalizzazione influisce sulle scienze e sui loro metodi, a prescindere dalle impostazioni etiche. In questo contesto, noi discepoli di Gesù dobbiamo promuovere il dialogo fra scienza e fede e lavorare per la difesa della vita. Questo dialogo deve essere realizzato sulla base dell’etica e della bioetica di ispirazione cristiana. I pastori della Chiesa hanno detto ad Aparecida: “La nostra priorità alla vita e alla famiglia, cariche delle problematiche che vengono discusse nelle questioni etiche e in bioetica, ci impone di illuminarle con il Vangelo e il Magistero della Chiesa” (Aparecida 466).
Le questioni etiche suscitate dai rapidi progressi della scienza e dalle loro applicazioni tecnologiche debbono essere esaminate con il dovuto rispetto per la dignità della persona umana e per i diritti umani. L’etica e la scienza devono camminare insieme e illuminarsi reciprocamente, con l’obiettivo di perfezionare la vita e rispettare la dignità dell’essere umano.
Necessità di un’etica nelle attività di ricerca che coinvolgono esseri umani
Essere la voce profetica e solidale di coloro che sono senza voce
“Il bambino che sta crescendo nel grembo materno e le persone che si trovano al tramonto della propria vita rappresentano una richiesta di vita degna che grida al cielo e non può non farci rabbrividire. La liberalizzazione e banalizzazione delle pratiche abortive sono crimini abominevoli, al pari dell’eutanasia, della manipolazione genetica ed embrionale, degli esperimenti medici contrari all’etica, della pena capitale e di tante altre maniere di attentare contro la dignità della vita dell’essere umano” (Aparecida 467). Allo stesso modo, dobbiamo essere profeti della vita “in mezzo agli idoli del lucro e dell’efficienza, all’insensibilità nei confronti della sofferenza altrui, agli attacchi alla vita intrauterina, alla mortalità infantile, alla chiusura degli ospedali, a tutte le forme di violenza sui bambini, sui giovani, sugli uomini e sulle donne” (Aparecida 468).
Donazione e trapianto
Grazie ai progressi scientifici della medicina che hanno reso possibile l’inizio dell’era dei trapianti, oggi molte persone malate hanno una seconda opportunità di vivere. I trapianti di cuore, fegato, reni, polmoni costituiscono possibilità concrete di continuare a vivere. L’etica cristiana cattolica promuove e incoraggia la donazione di sangue e di organi e la realizzazione dei trapianti come segno di solidarietà.
“Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”, dice Gesù (Gv 15,13). Un donatore di cuore dovrà essere diagnosticato in modo sicuro con i criteri di morte encefalica stabiliti dalla comunità scientifica. Non mancano le denunce di commercio e dell’esistenza di un mercato di organi nel nostro continente, che dobbiamo combattere con tutte le forze e gli strumenti a nostra disposizione. La donazione non può trasformarsi mai in un commercio, è un atto d’amore e di solidarietà.
Promuovere le cure palliative
Le cure palliative:
- Valorizzano la possibilità di mantenere un controllo ottimale del dolore e degli altri sintomi che generano sofferenza
- Affermano la vita e assumono la morte come un processo normale
- Non anticipano la morte (eutanasia) né la procrastinano (distanasia)
- Integrano aspetti psicologici e spirituali nel trattamento del malato
- Offrono un sistema di sostegno per aiutare i malati a vivere il più attivamente possibile prima e fino al momento stesso della propria morte
- Aiutano la famiglia a prendersi cura del malato fino al momento della morte, e anche a vivere il lutto.
Benedetto XVI suggerisce: “È necessario promuovere politiche in grado di creare condizioni in cui gli esseri umani possano sopportare anche malattie incurabili ed affrontare la morte in una maniera degna” (Messaggio per la Giornata Mondiale del Malato 2007). In questo senso, il Papa sottolinea che è necessario che i Centri per le Cure Palliative forniscano un’assistenza integrale, assicurando ai malati l’aiuto umano e l’accompagnamento spirituale di cui hanno bisogno.