Dal 4 all’8 agosto, Medjugorje ha accolto il 36° Festival dei Giovani, il Mladifest, un evento che ogni anno richiama migliaia di giovani da tutto il mondo per vivere un’esperienza di fede, fraternità e rinnovamento spirituale. Il tema scelto per questa edizione, tratto dal Salmo 122 – “Andiamo alla casa del Signore” – ha risuonato con forza tra i partecipanti, accompagnandoli in un cammino di ascolto, preghiera e testimonianza.
Anche noi Camilliani abbiamo risposto all’invito, con una piccola ma significativa rappresentanza: p. Salvatore Barbagallo, mio confratello della Comunità del Monaldi di Napoli, Suor Annie e Suor Giselle delle Figlie di San Camillo, e il sottoscritto. A Medjugorje ci siamo ritrovati con p. Zygmunt, missionario in Georgia, e due Figlie di San Camillo polacche, segno della bellezza della nostra famiglia religiosa che si estende oltre i confini.
Da Napoli siamo partiti con 54 pellegrini, tra cui 22 giovani tra i 14 e i 35 anni. Tra loro, Emmanuel, diciassettenne paraplegico, ha incarnato con la sua gioia di vivere e il suo entusiasmo festoso lo spirito più autentico della camillianità: prendersi cura dell’altro con amore, speranza e condivisione. La sua presenza ha reso il nostro pellegrinaggio ancora più luminoso.
Il Festival è stato un susseguirsi di catechesi, testimonianze, momenti di adorazione e celebrazioni, intervallati da canti e danze che hanno aiutato i giovani a superare la fatica e il caldo estivo. I temi affrontati – la fede oggi, l’essere Chiesa, la conversione – hanno toccato il cuore di molti, richiamando la storia del nostro Fondatore, San Camillo de Lellis, che nel 1575 visse una profonda trasformazione spirituale, simile a quella raccontata da tanti giovani durante il Festival.
In un’intervista a Radio Maria Italia, ho voluto sottolineare quanto sia importante la presenza camilliana in questo contesto: San Camillo era un giovane come tanti, ferito e in cerca di senso, ma aperto all’azione dello Spirito. È proprio ai giovani di oggi che dobbiamo rivolgerci, offrendo loro la testimonianza di una vita consacrata che cura, accoglie e ama.
La camillianità è anche mariana. Lo ha espresso con parole toccanti Carlo, giovane volontario al Monaldi e in discernimento vocazionale nella nostra Provincia: “Le parole di San Camillo sul curare gli infermi con un cuore di madre trovano a Medjugorje un’eco straordinaria. Maria, la Madre, si prende cura delle ferite dell’anima e ci conduce a Gesù”. A Medjugorje, Maria è silenziosamente ed efficacemente camilliana.
Il Festival si è concluso con la benedizione del vescovo di Mostar, Mons. Palic, e del Visitatore Apostolico Mons. Aldo Cavalli, che ha affidato ai giovani un mandato missionario: essere luce nelle tenebre del mondo. Anche Papa Leone XIV ha voluto far sentire la sua vicinanza, inviando un messaggio di esortazione e incoraggiamento.
Medjugorje ci ha ricordato che la giovinezza è tempo di grazia, di scelte, di incontri. E che il carisma camilliano, radicato nella compassione e nella cura, ha molto da dire ai cuori in ricerca.
p. Alfredo Tortorella MI