Introduzione
Con questo articolo vorrei riuscire a dimostrare come la nostra presenza attraverso una molteplicità di forme e di interventi in risposta alle calamità naturali e no sia una reale espressione del carisma e che nel suo realizzarsi permetta di vivere le esigenze di totalità del IV voto.
Nella consapevolezza che la presenza sul fronte delle calamità è un ministero specifico, la Fondazione CADIS, precedentemente nota come Camillian Task Force, ha maturato e sviluppato una propria prassi pastorale: cercherò di darne un resoconto a modo esemplificativo.
Carisma camilliano e ulteriori sviluppi: CADIS
Ciò che permette di definire un’esperienza come carismatica, frutto cioè di un carisma, è il suo radicarsi nella storia prendendo una forma definita e realizzata attraverso un gruppo stabile di persone che la fanno propria; l’essere un dono di Gesù Cristo di cui riflette una sfaccettatura all’interno dell’ampio caleidoscopio della Sua ricca personalità; lo svilupparsi all’interno di un mutevole contesto storico dal quale raccoglie sfide e stimoli per rinnovate forme di ministero, rimanendo inalterata nel suo essere ma flessibile nel suo operare in risposta ai bisogni del mondo; e il definirsi all’interno della Chiesa contribuendone alla crescita ed alla varietà delle sue ricche iniziative.
San Camillo stesso può essere considerato l’iniziatore di CADIS. L’iconografia sei e settecentesca ci permette di sostenere la ragionevolezza di questa affermazione: nel quadro del Conca
Il carisma fatto dono all’Ordine discende da Cristo del quale mira a riprodurre l’atteggiamento misericordioso nei confronti dei sofferenti. Gesù rivela ad ogni uomo un Dio Padre che ha viscere di misericordia e che soffre quando i Suoi figli soffrono. La Misericordia è il vero nome del Padre, un tratto che mette in crisi visioni teologiche strutturate sull’adempimento di precetti e sulla ricompensa degli osservanti. Dio è Padre per tutti i Suoi figli e li aspetta con uguale affetto, senza parzialità e distinzione. Questo è vero particolarmente per chi è afflitto da sofferenza, fisica, morale o spirituale, verso i quali ha un sentimento di privilegiata attenzione. Si attribuisce a Camillo la frase: “non dirmi chi sei, dimmi che cosa hai!”. Questa frase riecheggia l’atteggiamento di Gesù il quale non offre spiegazioni (“Maestro, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco? ” Gv 9, 2) o giustificazioni (“Tu sei tutto quanto nato nel peccato[…]” Gv 9, 34a) al dramma della sofferenza ma si china sulle ferite, corre in aiuto anche quando tentano di dissuaderlo perché la malattia ha fatto il suo corso, è sollecito di fronte al pianto di una madre vedova che ha perso l’unico figlio, senza alcun pregiudizio o settarismo e senza escludere la possibilità che anche altri possano operare fatti miracolosi, se il Padre lo concede. Nel Suo agire, Cristo dimostra che cosa significa avere un Padre con viscere di misericordia: avere passione per ogni uomo, indipendentemente dalla sua condizione, classe sociale, purità o impurità. Camillo fa proprio questo messaggio e lo dimostra con una dedizione che supera le barriere imposte dai dettami delle consuetudini del suo tempo, quali – per esempio – la confessione da imporre prima di ogni cura. “Dimmi che cosa hai!” questo interessa a Camillo e questa è la sua spinta motivazionale.
La nostra rinnovata Costituzione parla del carisma come del dono “di rivivere” l’amore misericordioso di Cristo verso gli infermi[1], indicando non una semplice imitazione ma un vissuto attualizzato, incarnato nella realtà concreta. Il carisma è flessibile, un dono in divenire e non una copia carbone dell’esperienza fondante. Di questa, rivive lo spirito in forme sempre nuove ed attuali, fino ad accettare come evento naturale che alcune strutture debbano essere lasciate andare se hanno perso la loro significatività. La flessibilità del carisma, ancorché la sua fragilità, ne testimonia la ricchezza e la perennità: solo ciò che sa cambiare può continuare a sopravvivere; al contrario, ciò che è rigido cade sotto i colpi della vita. Accettando il divenire come regola storica di sviluppo, CADIS contribuisce ad arricchire il panorama ministeriale includendovi gli interventi a favore di persone e popoli che vivono l’esperienza traumatica del dolore, della morte, della privazione di tutto. Di questa attenzione – già presente nel DNA dell’Ordine come visto sopra – CADIS si fa paladino e la eleva al livello di ministero ordinario attraverso l’animazione ed il sostegno, la promozione di corrette strategie, la visione di una prassi pastorale specifica, la costituzione di uffici dedicati ed il sostegno delle buone iniziative delle singole Province. In aggiunta, CADIS ha sviluppato un approccio olistico alla sofferenza conseguente alle calamità riconoscendo la necessità della prevenzione (le calamità sono un sintomo di intrinseca debolezza ed il loro impatto è direttamente proporzionale alla vulnerabilità tale che non è vero che ogni calamità abbia lo stesso impatto sulla popolazione) fino alla attenzione alla salute mentale (il Post Trauma Stress Disorder è un sintomo tra i più frequenti nelle calamità, spesso sottostimato): entro questi poli si gioca tutta l’operatività di CADIS. Infine, CADIS permette di strutturare gli interventi assicurandone continuità e consistenza ed animando una partecipazione più allargata, all’interno dell’Ordine e nelle strutture della Chiesa.