di José Eduardo de Siqueira
È ragionevole produrre un saggio per tracciare analogie tra Il ritorno del figlio prodigo di Rembrandt e la pratica della medicina? Potremmo inizialmente sostenere che il pittore olandese è stato ispirato dalle tre parabole sulla misericordia e sul perdono proclamate da Gesù, riportate solo nel Vangelo di Luca. Nei testi evangelici attribuiti agli altri evangelisti, Matteo, Marco e Giovanni, non si fa menzione di questo passaggio della vita di Cristo. Possiamo far notare che Luca era medico ed era impegnato ad annunciare le azioni di misericordia e perdono di Gesù, specialmente per i pagani, persone che erano state escluse dal progetto di salvezza in quel momento: sembra che abbiamo una buona giustificazione per affrontare questa sfida.
Il ritorno del figliol prodigo è probabilmente uno degli ultimi dipinti dal maestro olandese del diciassettesimo secolo ed è esposto al Museo dell’Ermitage, a San Pietroburgo, in Russia. Acquistando il biglietto d’ingresso, di uno dei musei considerato tra i più importanti del mondo, il visitatore comprende già l’importanza del capolavoro, poiché è l’immagine dello schermo in questione. Più di ogni altro pittore, Rembrandt ha concepito la sua arte pittorica guidata dal desiderio di coinvolgere l’osservatore in un ambiente di grande emozione. Stabilendo come priorità nella missione di Cristo l’accoglienza ai più vulnerabili, l’evangelista Luca fece uso delle sue conoscenze di medico abituato a frequentare persone indebolite dalle malattie di quel tempo, motivo per cui gli fu conferito l’onore di patrono della medicina.
La parabola del figliol prodigo, e le due che lo precedono nel Vangelo di Luca, la pecora smarrita e la dracma perduta, costituisce l’ambito particolare per rivelare la magnanimità dell’amore di Dio, la sua accoglienza incondizionata dei peccatori che cercano il perdono, e la cura della salute spirituale, un percorso simile a quello dei pazienti alla ricerca di guarire le loro malattie fisiche attraverso le cure mediche.
Il testo di Luca (Luca 15,11-32) dispone di tre personaggi iconici: il padre, il figlio più giovane (il “figliol prodigo”) e il figlio maggiore (che è rimasto con il padre nella proprietà di famiglia). Il più giovane, che pentito ritorna nella casa paterna dopo aver disperso tutta la sua eredità in una vita dissoluta, si prostra davanti al padre chiedendo perdono ed accoglienza. Il padre, commosso dalla pietà, esulta al ritorno del figlio che si è perso e lo accoglie con una calda e nobile accoglienza. Nella descrizione dell’evangelista, il figlio maggiore era nel campo al momento dell’incontro di suo padre con il fratello tornato. Luca riferisce: “Quando tornò a casa, sentì canti e balli. Quindi si arrabbiò molto e non voleva entrare”.
Qual era il motivo per cui Rembrandt, contrariamente al testo sacro, aveva ritratto i fratelli insieme in questo momento di grande commozione? Nel contemplare il capolavoro del maestro olandese possiamo immaginare le possibili intenzioni del pittore. Cerchiamo, quindi, i dettagli che rivelano le emozioni che dominano ciascuna delle tre figure umane ritratte dall’artista. Prima, però, è necessario sottolineare l’importanza della luce intorno ai personaggi dipinti da Rembrandt, risorsa spesso usata per guidare l’occhio dello spettatore verso i punti in rilievo del più grande dramma proiettato sullo scherma della tela.
Molti esperti, di fronte alle emozioni suscitate dalla contemplazione di famosi dipinti, usano spesso l’espressione “questa tela parla da sola”. Il ritorno del figliol prodigo di Rembrandt, a nostro avviso, è uno dei più grandi e più ricchi esempi di questa percezione dei grandi esperti di belle arti. Considerate questo: la figura del figlio maggiore, circondato dalla stessa ricca veste che copre la schiena di suo padre, rivela il suo stato nobiltà o, meglio, la sua personalità che da sempre ha condiviso con la ricchezza paterna ed il comfort abitativo, vissuti come altezzosa dignità del primogenito, erede della fortuna paterna, mostrandosi capace di comandare e di essere obbedito dai suoi subordinati.
Messaggio del Santo Padre Francesco per la Giornata Missionaria Mondiale 2019
Cari fratelli e sorelle, per il mese di ottobre del 2019 ho chiesto a tutta la Chiesa di vivere un tempo straordinario di missionarietà per commemorare il centenario della promulgazione della Lettera apostolica Maximum illud del Papa Benedetto XV (30 novembre 1919). La profetica lungimiranza della sua proposta apostolica mi ha confermato su quanto sia ancora oggi importante rinnovare l’impegno missionario della Chiesa, riqualificare in senso evangelico la sua missione di annunciare e di portare al mondo la salvezza di Gesù Cristo, morto e risorto.
Il titolo del presente messaggio è uguale al tema dell’Ottobre missionario: Battezzati e inviati: la Chiesa di Cristo in missione nel mondo. Celebrare questo mese ci aiuterà in primo luogo a ritrovare il senso missionario della nostra adesione di fede a Gesù Cristo, fede gratuitamente ricevuta come dono nel Battesimo. La nostra appartenenza filiale a Dio non è mai un atto individuale ma sempre ecclesiale: dalla comunione con Dio, Padre e Figlio e Spirito Santo, nasce una vita nuova insieme a tanti altri fratelli e sorelle. E questa vita divina non è un prodotto da vendere – noi non facciamo proselitismo – ma una ricchezza da donare, da comunicare, da annunciare: ecco il senso della missione. Gratuitamente abbiamo ricevuto questo dono e gratuitamente lo condividiamo (cfr Mt 10,8), senza escludere nessuno. Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi arrivando alla conoscenza della verità e all’esperienza della sua misericordia grazie alla Chiesa, sacramento universale della salvezza (cfr 1 Tm 2,4; 3,15; Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium, 48).
DELEGAZIONE IN TANZANIA
PROVINCIA ROMANA
PROVINCIA SPAGNOLA
“San Camilo y sus Ministros de los Enfermos”
“Questo è uno dei libri più importanti riguardanti San Camillo. Basta rivolgersi agli anziani dell’ordine per verificare che tutti si riferiscano al “Vanti” come uno dei riferimenti più importanti per conoscere la persona di Camilo. Una straordinaria fonte per conoscere il riformatore umanizzante del sedicesimo secolo.
“la provincia spagnola è stata lieta di tradurla, sicuri di aver dato un grande contributo a tutti coloro che si avvicinano a questa grande figura . È stata un’operazione essenziale per i religiosi camilliani o pportuna per tutti coloro che vogliono conoscere la storia della carità nel mondo della salute e della sofferenza umana”; queste le parole di José Carlos Bermejo, Delegato Generale dei religiosi camilliani di Spagna, nella prefazione a questa nuova edizione.
La pubblicazione si compone di 9 capitoli attraverso i quali p. Mario Vanti descrive dettagliatamente la vita del “Santo della carità” e gli inizi dell’Ordine da lui fondato.
PROVINCIA SICULO-NAPOLETANA
E TI VENGO A CERCARE…
di Luca Caiazzo, un giovane giornalista locale
A Mondragone, i giovani delle parrocchie ed i missionari camilliani immersi tra i giovani: missione “Chiesa in uscita”.
«11 maggio 2019 h. 22 SAVE THE DATE»: circola tra i ragazzi che popolano la notte della movida mondragonese un volantino young style con loghi che ricordano gli inviti alle serate musicali dei bar, nella villa comunale fino al molo e parte del lungomare. Circola da una settimana, quasi senza clamore, poiché sull’intestazione ci sono simboli che rimandano ad “altre entità”, qualcosa chiamato “forania”, “diocesi”, insomma “roba di chiesa”. Ma ci sono frasi che in un certo momento e in un certo luogo possono diventare lame affilate: il titolo lo suggerisce una canzone di Battiato “e ti vengo a cercare”, è l’idea dei parroci, del vicario foraneo don Nando Iannotta, dei giovani delle parrocchie che aiutati dalla presenza dei missionari camilliani impegnati a Mondragone in una missione inter-parrocchiale per gli infermi e gli ammalati, si sono recati una settimana prima per distribuire i volantini e poi con tanto di ostensorio e statua della Vergine Maria in una tenda-gazebo con la provocazione stimolante: “Gesù è qui, ti cerca, ti vuole parlare, Egli davvero ti ascolta!”.
Inaugurazione della CASA DELLA CARITA’ “Salvatore Garozzo-Rosa Maugeri”
La Casa è il frutto di una donazione di un anziano signore deceduto nel 2014, che ha voluto destinare la sua casa all’accoglienza di poveri e anziani abbandonati e intitolarla a lui stesso e alla sua defunta moglie.
PROVINCIA NORD ITALIANA
I religiosi furono a Casale dal 1829 al 1989
Martedì 18 giugno nella chiesa di San Paolo si avrà il raduno annuale della fraternità dei Padri Camilliani, che per la prima volta si svolge in Piemonte. La scelta ha un sua motivazione. Si vogliono consolidare i rapporti dei religiosi della nuova Provincia Nord Italia. Veramente le intese e gli interscambi tra religiosi piemontesi e lombardo-veneti sono sempre stati frequenti e affiatati. Non solo, si è scelta la casa di Casale e rievocare una pagina della sua storia e ricordare in particolare la nascita della Provincia piemontese.
Il decreto della sua erezione è stato firmato il 28 agosto 1834 dal Card. Giuseppe Morozzo Della Rocca, vescovo di Novara e visitatore e delegato apostolico di tutti gli ordini regolari esistenti nel Regno di Sardegna. La sede di Casale ha avuto un ruolo fondamentale. Era il punto di riferimento per la costituzione della Provincia autonoma, voluta dallo stesso cardinale Morozzo.
Dal 2 al 17 luglio 2019 a Capriate San Gervasio (BG) sarà organizzata la proposta estiva per i giovani – servizio, preghiera e fraternità.
DELEGAZIONE DI HAITI
RELIGIOSE FIGLIE DI SAN CAMILLO
Il 13 maggio 2019, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in udienza Sua Eminenza Reverendissima il Signor Cardinale Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Durante l’Udienza, il Sommo Pontefice ha autorizzato la medesima Congregazione a promulgare il Decreto riguardante il miracolo, attribuito all’intercessione della Beata Giuseppina Vannini (al secolo: Giuditta Adelaide Agata), Fondatrice delle Figlie di San Camillo; nata a Roma (Italia) il 7 luglio 1859 e ivi morta il 23 febbraio 1911.
MADRE GIUSEPPINA VANNINI SARÀ SANTA. PARLA LA POSTULATRICE
NOVITÀ EDITORIALE
A cura di Felice de Miranda M.I., I Camilliani a Pavia dal 1693 al servizio dei malati, Edizioni CDG, 2019
SCARICA QUI IL TESTO IN FORMATO PDF
Prefazione di p. Mario Bizzotto, M.I.
Non può non essere edificante gettare uno sguardo nel passato. È un modo di colmare il presente riempendone il vuoto. Cosa sarebbe il presente senza il passato? Non perderebbe il suo senso? A questa domanda risponde l’iniziativa di padre De Miranda che ha avuto la felice idea di raccogliere in sintesi l’attività dei padri camilliani nell’ospedale S. Matteo di Pavia. Ci fa ripassare una storia che parte dal lontano 1693 e si prolunga fino al 1810, quando in seguito alle leggi napoleoniche i religiosi camilliani furono costretti ad abbandonare il loro ministero al servizio dei malati
L’ideale di S. Camillo trova discepoli che si susseguono come anelli d’una catena. Viene così formandosi una lunga tradizione che sarebbe ingrato lasciarla cadere nella dimenticanza, anzi sarebbe un tradimento della propria identità. Il pensatore ebreo Adorno ha definito la dimenticanza diabolica, identificandola con satana. C’è anche un dovere di memoria, tradendo il quale ci si rende responsabili d’una colpa. Nella sacra Scrittura ricorre ripetutamente il monito che vale come un comandamento: ricordati di tuo padre e tua madre, ricordati di santificare le feste…
Il curatore di quest’opera p. De Miranda nota che il suo lavoro è destinato ai cittadini di Pavia. Di fatto però interessa precipuamente i camilliani. In fondo si tratta d’una storia che appartiene alla nostra famiglia, alla “pianticella” che a dire di S. Camillo si sarebbe dilatata. Ha messo radici anche a Pavia. Non ci sono state imprese particolari, che poi non erano neppure necessarie, dal momento che l’assistenza ai malati passa attraverso piccoli sentieri, gesti inappariscenti, parole di incoraggiamento, strette di mano cordiali, scambi di sentimenti. Rifugge perciò da esternazioni stupefacenti. Si compie in rapporti interpersonali, è perciò di natura sua dimessa, feriale, disadorna, esplicitandosi nel contatto con il singolo e nell’incontro con l’individuo, dove è possibile ascoltare confidenze, storie personali, racconti autobiografici per lo più segnati da eventi tristi.
Yelyaore Lazare – Santé et développement
L’antagonismo tra salute e sviluppo – che caratterizza i paesi a basso reddito – di solito si traduce in politiche sanitarie inappropriate e stili di vita. Tuttavia, un approccio esistenziale, storico e specialmente teologico-pastorale, mette in evidenza punti comuni nella salute / sviluppo binomiale. La persona umana stessa nella sua unicità e nella sua espressione plurale è il fondamento, la misura e la destinazione di ogni ricerca di salute e sviluppo. La salute non può quindi escludere lo sviluppo senza tradire se stesso e senza tradire l’uomo. La chiamata alla vita e alla piena realizzazione (santità) include la chiamata alla salute e allo sviluppo integrale. È una vocazione che fa parte di un processo che coinvolge la responsabilità dell’uomo e lo obbliga a dare una risposta di qualità che si traduca in carità in tutti gli ambiti – vita personale, professionale, familiare e sociale. La salute e lo sviluppo diventano una chiave ermeneutica per leggere, interpretare e attualizzare la missione diaconale della Chiesa che è una risposta d’amore alla chiamata di Dio.
VICE PROVINCIA DEL BENIN TOGO
CHIESA DI SANTA MARIA MADDALENA – ROMA
Le fessurazioni storiche della torre campanaria, incrementate dalle scosse sismiche degli ultimi anni – devastanti terremoti del centro Italia, avvertiti anche a Roma, soprattutto nel nostro rione di ‘Campo Marzio’, notoriamente antica area paludosa, attraversata da rivoli del Tevere – hanno cominciato a destare qualche preoccupazione.
Con una certa soddisfazione, agli inizi del mese di giugno 2019, è stato installato un grande cantiere (41 metri di altezza) anche all’interno della chiesta della ‘Maddalena’ per il restauro dell’affresco della Trinità che adorna la cupola (anno 1739), opera del pittore Parrocel (Parosel) Stefano (Avignone, 8 gennaio 1696 – Roma, 26 agosto o 13 gennaio 1775 o 1776) detto Le Romain. Il restauro della cupola prevede l’intervento tecnico su increspature, fessurazioni, la sostituzione dei vetri degli occhialoni della cupola e dei vetri del lanternino).
Tra qualche giorno inizierà anche il cantiere per il ponteggio finalizzato al consolidamento e al restauro della facciata della chiesa della ‘Maddalena’. La facciata barocca della nostra chiesa è opera dell’architetto Giuseppe Sardi (Sant’Angelo in Vado, 1680 – Roma, 1753). Fu l’artefice della facciata della Chiesa di Santa Maria Maddalena di Roma. Fra il 1716 e il 1718, su commissione del cardinale Annibale Albani, allora titolare della chiesa.
Il supporto finanziario del ‘proprietario’ – F.E.C. = Fondo degli Edifici di Culto = Ministero degli Interni –, la perseveranza tecnica e legale della Sovrintendenza speciale per i beni architettonici di Roma e la gentile disponibilità dei condomini, hanno contribuito alla realizzazione di quest’opera.
L’auspicio è di pervenire ad una manutenzione duratura nel tempo.
FESTA DI SAN CAMILLO DE LELLIS – 14 luglio 2019
Chiesa di ‘S. Maria Maddalena’ – Roma
Giovedì 11 luglio – Venerdì 12 luglio ore 20.00 – Rosario – Lettura di alcuni Scritti di san Camillo Sacramento della Riconciliazione – Visita al ‘Cubiculum’
Sabato 13 luglio ore 20.00 – Veglia di Preghiera
FESTA DI SAN CAMILLO
Domenica 14 luglio ore 11.30
Solenne Celebrazione Eucaristica presieduta da S. Ecc.za Mons. Gianrico RUZZA Vescovo ausiliare della diocesi di Roma
CONSULTA GENERALE – NUOVE AMMISSIONI ALLA PROFESSIONE SOLENNE
LEGGI QUI IL MESSAGGIO ALLA PROVINCIA BRASILIANA in conclusione della visita.
Durante questi 10 giorni i religiosi hanno vissuto con grande entusiasmo questa visita che mostra il desiderio di fraternità e fratellanza dell’Ordine. Hanno mostrato alla Consulta il percorso delle opere che i religiosi mettono al servizio delle persone malate e sofferenti nella provincia.
Di seguito il programma degli incontri –
- Lasha Manukian (provincia polacca – Georgia)
- Mensianus Aman (provincia delle Filippine – Indonesia)
- Webly Lagrenade (provincia del nord Italia – delegazione in Haiti)
- Jean Charles Maxo (provincia del nord Italia – delegazione in Haiti)
- Jean James (provincia del nord Italia – delegazione in Haiti)
- Guilaire Joubency Blaise (provincia del nord Italia – delegazione in Haiti)
- Bawaya Aristide Michael Kéré (provincia del Burkina Faso)
- Relwende Pierre Marie Savadogo (provincia del Burkina Faso)
- Ramakwende Hugues Bertrand Djiguemde (provincia del Burkina Faso)
- Eric Wendkouni Ouedraogo (provincia del Burkina Faso)
- Kayaba Apolinaire Giuguemde (provincia del Burkina Faso)
- Stephane Malgoubri (provincia del Burkina Faso)
- Sandaogo Seraphin Bougouma (provincia del Burkina Faso)
RIVISTA CAMILLIANI/CAMILLIANS
CONVEGNO DEGLI AMMINISTRATORI E DEI DIRETTORI DELLE OPERE CAMILLIANE
DAL NOSTRO ARCHIVIO GENERALE – frammenti di storia camilliana
I MARTIRI DELLA CARITÀ
di Luciana Mellone
Quest’anno, in cui ricorre il 25.mo dall’istituzione della giornata dei martiri della carità, vogliamo ricordare uno tra i più rappresentativi Martiri della Carità dell’Ordine camilliano: fr. Giacomo Giacopetti.
Nascita ed educazione
Giacomo Giacopetti nasce il 25 novembre 1591 a Ripatransone, piccolo comune in provincia di Ascoli Piceno, da papà Francesco ed Emilia Guerrieri. Importanti nella sua prima educazione la figura materna che seppe instillare nel giovane Giacomo l’amore di Dio, la devozione a Maria, il sentimento di pietà e l’orrore per il peccato, ma anche lo zio arciprete, Pietro Arrico Giacopetti, canonico della cattedrale, che scorgendo in lui delle doti non comuni, gli insegnò i divini uffici e le solennità della Chiesa e lo iniziò anche allo studio delle lettere, delle scienze e infuse in lui l’amore per la musica.
Ben presto, Giacomo, tra tutte le materie scientifiche mostrò propensione e attitudine verso l’arte salutare della medicina alla quale univa quella naturale vocazione di volersi prodigare a vantaggio dei più poveri e bisognosi, vocazione che crebbe e si sviluppò con l’età, tant’è che presto chiese ed ottenne il permesso dei suoi familiari, di recarsi a Roma presso l’Ospedale Santo Spirito in Sassia, al fine di mettere in pratica i suoi studi, sotto la direzione di valenti medici che operavano in questo ospedale. Oltretutto nello stesso ospedale, era canonico e priore un altro zio paterno, Michele Giacopetti.
Giunto a Roma nel 1608 si applicò allo studio e alla pratica della medicina con serietà e passione fino a divenire in breve tempo un valente medico. Il caso volle che in quello stesso periodo, nel Santo Spirito, operasse il padre Camillo de Lellis che, dopo aver rinunciato al generalato e al governo dell’Ordine da lui fondato, aveva chiesto e ottenuto di poter assistere i malati, notte e giorno. Sull’esempio del p. Camillo cresce in lui la vocazione.
RELIGIOSI DEFUNTI
Le religiose Ministre degli Infermi di San Camillo comunicano la notizia della morte di Sr. Fe Santos avvenuta il 19 giugno 2019 nella comunità della Delegazione nelle Filippine. Sr. Fe aveva 67 anni. Ha emesso la Professione Religiosa il 25 marzo 1985.
Ricordiamo p. Giacomo nelle nostre preghiere! NECROLOGIO
«Ora vivono in Cristo, che hanno incontrato nella Chiesa, seguito nella nostra vocazione, servito nei malati e sofferenti. Nella fiducia che il Signore, la Vergine Santa nostra Regina, san Camillo – i beati Luigi Tezza, Giuseppina Vannini, Enrico Rebuschini e Maria Domenica Brun Barbantini – e i nostri Confratelli e Consorelle defunti li accoglieranno fra loro, li affidiamo nella preghiera ricordandoli con affetto, stima e gratitudine».
CITTÀ DEL VATICANO
Addio al cardinale Elio Sgreccia, tra i massimi esperti di bioetica del mondo
Presidente emerito della Pontificia Accademia per la Vita, avrebbe compiuto domani 91 anni. Il Papa loda «la preziosa e solerte opera in difesa del fondamentale valore della vita umana»
Teologo, presidente emerito della Pontificia Accademia per la Vita, uno dei punti di riferimento nel mondo cattolico per le questioni legate alla bioetica.
PREGHIERA PER LE VITTIME DI DISASTRI DI OGNI GENERE – CADIS
Dio Celeste, che hai creato e conservi ogni esistenza,
Tu conosci tutta la nostra tristezza e la nostra sofferenza. Tutte le vittime delle catastrofi di ogni genere siano accolte nella tua pace! Ricevi, noi ti preghiamo, nella tua misericordia, i tanti nostri fratelli e sorelle, sepolti dalle forze scaturite dalla natura. Conducili nella tua dimora!
Consola il dolore di tante famiglie, asciuga le lacrime di tanti fratelli, proteggi la solitudine di tanti orfani. Infondi a tutti coraggio perché il dolore si trasformi in cammino di crescita e di speranza.
Suscita nel cuore dei cristiani e di tutti gli uomini di buona volontà il desiderio di impegnarsi affinché i feriti e coloro che soffrono a causa di queste calamità, sperimentino il conforto della solidarietà fraterna.
Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.
Padre Nostro – Ave Maria – Gloria